La maratona e la vita

di Cosimo Schinaia

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Rinaldo era nato settimino e, come se non bastasse, era nato un anno dopo la morte per difterite della sorellina. Lui aveva soltanto pochi mesi. Era diventato il classico figlio di rimpiazzo, il figlio che doveva sostituire la sorellina morta e sui cui dovevano accentrarsi tutte le attenzioni, tutte le preoccupazioni dei suoi genitori per tenere a bada il timore che anche lui morisse. I suoi avevano reagito ai sensi di colpa per la morte della bambina con un accudimento eccessivo, tenendo il piccolo nella bambagia, iperprotetto, ipercurato, sempre angosciati dalla paura che potesse ammalarsi e poi morire. Rinaldo tendeva a rappresentarseli come bravi infermieri custodi della sua salute fisica più che come genitori innamorati e attenti alle sue esigenze. Da quando si ricorda, ha sempre indossato per gran parte dell’anno la maglietta di lana della salute. In inverno quella con le maniche lunghe e in estate quella con le maniche corte. Qualunque suo desiderio poteva essere esaudito dai suoi, tranne che giocare a pallone con gli altri ragazzini, andare in piscina, insomma fare sport, agitarsi, gridare e sudare, come facevano i fratelli nati dopo di lui. Non doveva prendere freddo, per cui doveva essere sempre ben coperto. Suo padre gli aveva insegnato il placido e riparativo gioco degli scacchi, in cui da subito ha cominciato ad eccellere. I risultati scolastici di Rinaldo sono stati brillanti, ma nel gruppo dei coetanei, pur non venendo preso in giro, si sentiva da loro emarginato, in quanto giudicato troppo per bene e poco disponibile ai giochi all’aria aperta. L’unica sua consolazione era quella di passare i compiti in classe ai suoi compagni in cambio della possibilità di partecipare almeno come riserva a qualche partita di pallavolo piuttosto che di calcio. Le sue brevi e non trascendentali prestazioni dovevano restare, però, rigorosamente clandestine. Non solo i suoi genitori non dovevano sapere, ma lui stesso doveva immediatamente rimuovere le pericolose esperienze. Soltanto quando ha lasciato la sua città natale del sud per andare a studiare nell’Università di una città del nord ha potuto finalmente liberarsi della maglia di lana della salute, continuando però a privilegiare l’attività intellettuale a scapito di quella fisica.

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Si può leggere il racconto anche    https://www.cepsibo.it/index.php/cultura-e-societa/gli-analisti-raccontano/la-maratona-e-la-vita-di-cosimo-schinaia

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