Lombardozzi A., (2023). Cosimo Schinaia (2021). L’inconscio e l’ambiente. Psicoanalisi e Ecologia. AlpesItalia, Roma. Interazioni, 58, 2, pp, 159-162. 

 

Cosimo Schinaia (2021), L’inconscio e l’ambiente. Psicoanalisi ed Ecologia, Al- pesItalia, Roma

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Mai come ora, nella situazione che stiamo vivendo, il libro di Cosimo Schinaia, focalizzato sulle due cornici Inconscio ambiente Psicoanalisi ed Ecologia, rap- presenta una testimonianza di un pensiero che aspira a rendersi vitale e generativo. Il contesto che stiamo vivendo, sul piano sia locale che globale e di conseguenza politico, sociale ed esistenziale, rispetto al momento non molto lontano in cui il testo è stato pensato e scritto, è ulteriormente peggiorato fino ad assumere aspetti dram- matici. Dopo la pandemia, peraltro ancora non del tutto superata, l’anno in corso è teatro di una guerra con caratteri al contempo attuali e inattuali come quella tra Rus- sia ed Ucraina e ci espone ad angosce relative ai cambiamenti climatici ancora più urgenti ed accentuate, con l’accelerazione evidente di processi di riscaldamento glo- bale ed annessi eventi disastrosi a vari livelli locali. Per questi motivi non possiamo che condividere l’affermazione in apertura della postfazione del climatologo Luca Mercalli che recita: “Finalmente un libro su psicoanalisi ed emergenza ambientale!”. Inoltre, sia lo stesso Mercalli, che nella prefazione Lorena Preta, colgono nel mes- saggio che Schinaia ci vuole trasmettere l’esortazione a non sfuggire all’impatto con una realtà che si presenta dura e problematica e, a partire da linguaggi e vertici di- versi, sottolineano la necessità di approfondire l’interazione tra ambiti che sono og- getto di analisi epistemologiche diverse, come la realtà psichica con le sue articola- zioni consce e inconsce con le forme dell’immaginario sociale che la mutuano a li- vello di rappresentazioni, immagini e mitologie sia individuali che sociali.

Il testo ci descrive le molteplici modalità in cui il tema della crisi ambientale e dei cambiamenti climatici è stato affrontato a molteplici livelli da studiosi di diverse tendenze e impostazioni disciplinari, facendoci partecipare al modo in cui egli stesso si è avvicinato ad un tema così complesso approfondendolo in diverse direzioni. Questo avviene nel “gioco” di citazioni di frasi e riflessioni di filosofi, antropologi, scrittori, letterati, scienziati ed ecologisti che hanno colto la gravità di una situazione potenzialmente catastrofica, tentando di andare controcorrente rispetto ad un atteg- giamento più generale, da parte delle persone e delle comunità a cui appartengono, di negazione o addirittura rifiuto del problema e, ancora di più, da parte di politici e governanti con finalità più opportunistiche.

Un pregio del libro è, infatti, proprio quello di procedere in una modalità inclusiva di diversi saperi che consente di tenere conto di una serie di spunti eterogenei. Su questo terreno si articola una parte consistente del libro che dà, inoltre, un rilievo decisivo a quei contributi psicoanalitici che hanno posto al centro della loro rifles- sione la questione ambientale e la sua relazione con il disagio psichico.

Il punto di partenza di questa sofisticata analisi è proprio l’atteggiamento di Freud stesso che si pone rispetto al rapporto uomo/natura in modo contrastante. Men- tre nel Disagio della civiltà (1929) Freud propone una visione riconducibile alla mentalità “positivistica” della scienza del suo tempo che considerava l’agire e l’at- teggiamento umano verso la natura come un modo per controllarla e limitare i danni delle sue forze distruttive, nel bellissimo scritto Caducità (Freud, 1915) esprime il suo incanto di fronte alla bellezza della natura nonostante il senso di precarietà o caducità dell’esistenza di cui è testimonianza.

Il secondo passaggio coinvolge il pensiero di Searles, che è stato un precursore dell’interesse della psicoanalisi per l’ecologia già nell’attenzione posta all’ambiente non-umano e successivamente nel bel saggio Processi inconsci relativi alla crisi ecologica (1972) in cui denuncia il rischio di un atteggiamento di apatia e senso di impotenza da parte delle “vecchie” generazioni che, nel loro restare ancorati ad un sentimento di colpevole onnipotenza per avere causato danni alla madre-natura, si rifugiano in una sorta di sentimento rancoroso che impedisce loro di aderire ad un senso di responsabilità nei riguardi del destino della terra e delle generazioni future.

Approfondendo i contributi di diversi autori, tra i quali è opportuno citare Gre- gory Bateson (1972), uno dei padri del pensiero ecologico che coniuga la tensione verso una visione olistica con una complessità epistemologica attenta ai contesti e alle loro diverse declinazioni, Schinaia segue lo sviluppo nel pensiero psicoanalitico contemporaneo, riportando le formulazioni di autori che sono “in prima linea” nell’impegno intellettuale nel contrastare quelle concezioni e comportamenti di quei soggetti politici non disposti a riconoscere la gravità delle condizioni attuali, dovute all’accelerazione degli squilibri nella relazione uomo/ambiente. Tutto ciò avviene nell’epoca che non a caso è stata denominata dagli scienziati Antropocene, proprio per evidenziare la prevalenza del ruolo dell’uomo nel condizionare gli equilibri eco- logici e delle economie eccessivamente consumistiche in quanto fonti di inquina- mento e di deterioramento dell’ambiente naturale.

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